La storia dell'organo corale della Cattedrale di Parma si ricollega immediatamente a quella dell'organo maggiore: nella prima metà del secolo XX il desiderio di dotare il Duomo di un nuovo grande organo porterà all'elaborazione di un grandioso progetto, per il quale viene incaricata la fabbrica Vincenzo Mascioni di Cuvio (VA). Per quest'organo - si diceva, da cinque manuali! - è previsto il reimpiego del materiale serassiano, ma non dell'antica cantoria, poiché di dimensioni troppo ridotte: pertanto, nel 1942, viene smantellato sia l'organo Serassi sia la cassa che lo conteneva e vengono aperte due grandi cavità nella zona absidale, le quali avrebbero dovuto ospitare le canne di Grand'organo, positivo/espressivo e Pedale. Per l'organo corale viene individuato un vano al di sotto del ciborio.
Tale progetto, però, non verrà mai portato a compimento poiché «si rimase quasi immediatamente bloccati dalle circostanze», pertanto «i mirandi risultati che ci ripromettevamo rimasero nel mondo dei sogni». Venne deciso, allora, di costruire comunque lo strumento ma di dimensioni più contenute, le cui canne avrebbero trovato alloggio nel locale dell'organo corale, chiuso da una parete lignea dotata di gelosie espressive. Nei due vani ormai aperti sulle pareti dell'abside vennero poste due facciate di canne mute, che lì rimasero fino al restauro dell'abside, nel corso del quale i due muri vennero richiusi.
Il nuovo organo Mascioni venne collocato nel 1942.
Disposizione fonica
L'organo è inoltre corredato di:
La trasmissione è elettrica.
L'organo si trova qui.
1Le didascalie ’16‘, ’8‘ e ’4‘ identificano il trasporto praticato dall' unione.
2Essendo interamente contenuto nel medesimo vano, la staffa espressiva agisce sull'intera fonica dello strumento.
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